Shanghai
L'impatto con
la città è stato tutt'altro che
facile. Tutta la mia sicurezza si è sgretolata di fronte all'incomunicabilità. Dopo un tempo
mi si è
palesata l'immobilità interiore di fronte a qualcosa che non conosco, un popolo diverso per
aspetto, lingua, modo di scrivere e comunicare. Abitudini completamente opposte
alle mie, sin da quelle alimentari che da subito mi hanmo mostrato il perché di
alcune differenze morfologiche. Hanno altri ritmi, una maggiore comprensione del
tempo e ancora non sono del tutto contaminati dall'avidità personale schiacciati da un regime che,quasi invisibile, permea ogni attività. Solo i più giovani sembrano
oltremodo fagocitati in questo controllo globale su di loro. Spesso ne ho
osservato insieme a un tavolo, una panchina o un locale pubblico intenti col
loro cellulare per diversi minuti, se non tutto il tempo, senza comunicare tra
loro in alcun modo. Eppure qui i social sono oscurati, come youtube e ogni
altro sito che rimandi a video. La domanda più ricorrente riguardava i cinesi in'italia:
quanti fossero, dove, quanto si guadagnasse. È chiaro che l'attuale situazione non durerà per molto.
Troppa velocità intorno, costruzioni che sbucano da ogni dove. In 10
anni la parte ovest della città è sbucata dal nulla, prefigurata da qualcuno come il
plastico del swtc testimonia. Un'opera questa che deve testimoniare a tutti,
per iniziare al popolo cinese, la grandezza di questa nazione. Scavando però ci si rende
conto che non è proprio così. È evidente che non si può competere con
questo popolo sulla mera produzione: troppo schiacciante la supremazia
energetica, tecnologica e soprattutto di investimento dello stato. Troppa
differenza con un popolo abituato al dovere come ragione di vita e che trascura
diritti che sa dovrebbebbe avere e noi occidentali cosi tronfi di diritti che
non abbiamo conquistato e ignari dei doveri che dovremmo adempiere per vantare
i diritti di cui sopra.
Ciò che sta
accadendo è però molto subdolo. Come ci è stato riferito in numerosi colloqui l'occidente sta fornendo
tecnologia e know-how alle aziende dello stato cinese. Queste crescono,
conquistano mercato inarrestabili e, una volta quotate in borsa, vengono riaquisite
dalle aziende occidentali, in special modo tedesche. I punti cardine
dell'industrie cinese sono di nuovo in mano tedesca: acciaio, fotovoltaico,
edilizia di lusso, catene alberghiere, quindi, turismo.
Questo ha mutato
molto la società a detta dei locali. È evidente per chi viaggia da e per la Cina che la maggior parte dei viaggiatori cinesi sono moderni emigranti. Spesso
provenienti dalle zone rurali così come avveniva in italia 50 anni fa. Pochi
sono quelli emancipati, la discriminante, come sempre, il livello culturale.
Quasi tutti i professionisti incontrati
venivano da zone lontanissime da shangai, oltre 4000 km a volte. Figli di famiglie non
agiate hanno studiato lontani da casa e oggi li vedono al massino una settimana
l'anno. Eppure è ancora molto forte l'unione familiare, queso valore
permane e notano la differenza con i tedeschi e la similitudine con noi
italiani. Sono aperti emotivamente ma molto spaventati, non si arrischiano in
un inglese che, alla riprova dei fatti, spesso è migliore del nostro nelle persone al di
sotto dei trent'anni. Quelli che lavorano in europa conoscono fino a 5 lingue
cinese compreso e sembrano possedere una purezza che non li fa essere ingenui,
tutt'altro, negli affari sono fermi e decisi, mercanti da generazioni ed è chiaro che nella
loro cultura il mercanteggiare fa acquisire rispetto se fatto con cognizione.
Pesano il loro interlocutore di continuo e, solo gradualmente, si aprono.
Molte le domande al ritorno, diverse da quelle che preludevano la partenza. E tante risposte silenziose.
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